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ARTE E CULTURA Arezzo / Dall'8 dicembre al 7 gennaio 2018 ad Arezzo la mostra di Vivian Maier
Dall'8 dicembre al 7 gennaio 2018 ad Arezzo la mostra di Vivian Maier
Pubblicato il
08/12/2017
ARTE E CULTURA
AREZZO - Inediti, collezioni private e scatti originali degli anni ’60 sviluppati dall’artista stessa. Sono queste le caratteristiche principali della mostra “Vivian Maier - Dans le miroir” che si svolgerà ad Arezzo dall’8 dicembre al 7 gennaio all’interno della Galleria Spazio Imago di via Vittorio Veneto.
L’esposizione conta in tutto ottanta scatti provenienti dal fondo francese (e da una collezione privata) e raccoglie per la prima volta pellicole mai ammirate dal pubblico italiano. Come è noto sono rarissime le immagini arrivate fino ad oggi e pubblicate direttamente dall’artista franco-americana. Lei, che nella sua vita ha realizzato migliaia e migliaia di rullini, ha di fatto messo su carta una quantità davvero limitatissima delle immagini da lei prodotte.
Tra le caratteristiche del corpus della rassegna c’è quella di avere in mostra per la prima volta in Italia im-magini sviluppate dall’artista stessa.
Sono in tutto otto le fotografie che, secondo quanto riscontrato direttamente dall’associazione Vivian Maier et le Champsaur (proprietaria della collezione ospitata ad Arezzo), sono state stampate negli anni ’60 nella camera oscura allestita all’interno della propria camera di Chicago dalla tata-fotografa. Otto immagini che raccontano gli Champsaur, i paesaggi e i volti di alcuni degli abitanti di Saint Bonnet, paese natale della madre di Vivian Maier. Tra questi ce ne sono due dove viene ritratto Amédée Simon, fotografo della cittadina e proprietario di un laboratorio che durante i viaggi in Francia (il primo nel 1951 il secondo ad inizio degli anni ’60) incontrò la giovane Vivian Maier e le stampò alcune fotografie realizzate proprio durante la sua vacanza. Quattordici di queste saranno in mostra ad Arezzo e verranno esposte al pubblico per la prima volta.
A queste si aggiungono altre 11 immagini originali degli anni ’60 e già trovate sviluppate su carta. Qui il dibattito sulla originalità dello sviluppo è ancora da accertare. Per alcuni esperti anche queste sono attribuibili ad esperimenti effettuati dall’artista stessa. Una tesi che però ancora resta in attesa di un’ufficialità. Quello che invece resta certo è che persino queste ultime arrivano in Italia per la prima volta proprio ad Arezzo.
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