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Dagli scavi all’Ospedale San Luca emerge un sarcofago in piombo d’età romana

Pubblicato il 18/09/2015
   

Dagli scavi all’Ospedale San Luca emerge un sarcofago in piombo d’età romana
ARTE E CULTURA

LUCCA - I lavori di “archeologia preventiva” in corso nell’area del segmento orientale della viabilità di accesso all’Ospedale San Luca, tra San Filippo e Antraccoli, hanno permesso di rinvenire un sarcofago in piombo che getta nuova luce sul periodo della Tarda Antichità. L’importante oggetto rientra nella fitta sequenza di ritrovamenti avvenuti nell’area dell’Ospedale che ha portato ad effettuare uno scavo sistematico, tutt’ora in corso, delle presenze archeologiche individuate. Il sarcofago, nello specifico, è emerso durante lo scavo di due tombe d’età romana con protezione detta “a cappuccina” (formata da tegole poste a 45°).   Lo scavo archeologico è condotto con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia per la Toscana. Le infrastrutture di servizio, le opere agricole, i sepolcreti che sono in corso di scavo da ormai più di un anno, si stanno profilando con particolare consistenza e integrano in misura significativa le evidenze archeologiche già messe a fuoco nella vicina area dell’Ospedale. Il ritrovamento del sarcofago in piombo permette di indagare sul periodo compreso tra il 300 e il 500 d.C, in cui Lucca era divenuta una piazzaforte sulle vie che dall’Italia Settentrionale portavano a Roma, disegnando un sistema stradale che per molti aspetti anticipa la medievale Via Francigena. Si può immaginare che siano state le necropoli delle città dell’Emilia da cui partiva la strada transappeninica che si concludeva a Lucca a offrire il modello, poiché è proprio il territorio emiliano presenta - per il momento - la massima concentrazione di sarcofagi in piombo in area italiana. La pratica di proteggere le salme affidate al terreno collocandole in una cassa formata da lamina di piombo opportunamente ripiegata e saldata, sigillata da un coperchio costruito nello stesso modo, tra il III e IV secolo d.C, si diffonde infatti nelle province occidentali dell’Impero Romano dal Medio Oriente, dove era già ampiamente attestata in Siria e in Palestina. La rimozione e il trasporto del sarcofago sono stati realizzati secondo il progetto messo a punto dal Centro di Restauro della Soprintendenza, che curerà anche l’apertura della cassa e il successivo restauro.



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